Molti esperti sostengono che la prima cosa da fare è quella di dare subito dei precisi incarichi all’equipaggio.
Io penso che, tra persone che si conoscono per la prima volta, bisogna dare un minimo di tempo, poi si creerà una specie di selezione naturale tra l’equipaggio, certuni si impegneranno in cucina, altri alle pulizie dei bagni, chi alla spesa, chi alle manovre.
Il comandante dovrà ovviamente favorire una crescita graduale dell’organizzazione dando anche incarichi formali, ma al momento giusto, ciò creerà minori situazioni di conflitto, perché verranno rispettate le vocazioni.
Il primo atto organizzativo è la costruzione dello spirito di squadra che avverrà nel momento del primo incontro, magari seduti attorno ad un piatto di spaghetti e con un bicchier di vino. La prima impressione è quella che conta, ognuno dovrà sforzarsi di esprimere il meglio di se ed avere un approccio positivo ai problemi.
Eric Tabarly, con il suo Pen Duick VI, un precursore della navigazione oceanica, diceva che la dote più importante per un marinaio, è la qualità umana. Tabarly sosteneva che in un equipaggio serve gente di buon umore, gioviale pronta ad accettare una osservazione. Il comandante dovrà far capire ai neofiti che andare in barca a vela è una scuola di vita; una esperienza bellissima: che accresce la consapevolezza dell’importanza della squadra, che educa al rispetto verso tutti e che fa scoprire i propri limiti fisici e psicologici.