Tutti dovrebbero conoscere le regole fondamentali della buona educazione e del buon vicinato, per stare in barca bastano quelle, non è che pronunciando la fatidica frase chiedo il permesso di salire a bordo, a dir la verità desueta, ci si trasforma in persone di buone maniere. In barca l’ordine e la pulizia vanno di pari passo, è l’unico modo per convivere in spazi ristretti.
In mare non si è soli, spesso ci sono dei vicini bisogna quindi evitare schiamazzi e musica alta sia di giorno e ancor più di notte. Quando si fa il bagno dalla barca, bisogna evitare di scendere sottocoperta bagnati, quindi predisporre il cambio e l’asciugamano in pozzetto. Quando ci si mette attorno al tavolo per la cena ognuno dovrebbe avere una maglietta o canottiera, durante il giorno è diverso. In campo energetico i comportamenti virtuosi sono difficili, tutti dicono che bisogna tornare alla natura, ma nessuno lo vuole fare a piedi. In barca a vela bisogna fare uno sforzo per fare una piccola raccolta differenziata, avendo chiaro che il grande nemico del mare è la plastica e quelle piccole cose spesso sottovalutate: mozziconi di sigaretta, filo interdentale, pile, cotton-fioc, tappi plastica, questi rifiuti vanno gestiti in piccoli contenitori. Le sostanze organiche biodegradabili possono essere gettate in mare, ma solo se si naviga in alto mare, nelle traversate oceaniche o nelle lunghe navigazioni è tollerato buttare in mare i contenitori in vetro previa rottura. Evitare le perdite di gasolio nei rifornimenti con avvedutezza ed appositi accorgimenti:
– Prepararsi al rifornimento con uno straccio e carta mani;
– Non aprire al massimo la pompa, soprattutto alla fine, ascoltare il gorgoglio e regolare il flusso del carburante con pause affinché la schiuma svanisca.
– Pulire con carta eventuali debordi e lasciarla nei rifiuti della stazione di servizio.
– In commercio ci sono dei sifoni anti riflusso da montare sul tubo di carico del carburante.
– Ricordarsi che i principali incidenti dell’andare per mare sono prevalentemente:
– Incendi a bordo;
– Impatti con bagnanti e sub;
– Collisioni tra imbarcazioni;
– Urti di scogli, bassi fondali.
Questi incidenti sono in costante aumento e ciò deve far pensare, molto dipende dalla velocità di certe imbarcazioni e dal mancato rispetto delle principale norme di sicurezza. Un corretto comportamento marinaresco non lascia spazio all’imprudenza: governare una barca non è come guidare un’automobile sulle strade della terra ferma. In mare non ci sono segnaletiche e le barche non hanno freni. Anche se si sale in barca per la prima volta bisogna cercare di imparare la lingua del mare, tutto diventa più semplice e sicuro. Il gergo marinaresco è molto tecnico e preciso, anche se ad un primo impatto appare pittoresco. Quando si è in manovra gli ordini devono essere dati ad alta voce in modo che tutti sentano. Pronti a mollare il corpo morto, si deve rispondere: Pronti! Solo quando il comandante dirà Molla si eseguirà l’ordine. Un piccolo esempio che si ripete nella messa in opera di tante manovre che presuppone coordinamento e perfetta intesa delle parole in qualsiasi condizione di mare e vento. Molti avranno notato, che quando due barche si incontrano, in particolare tra barche a vela ci si saluta, è come incontrarsi in un sentiero di montagna, ciò è una manifestazione di civiltà. L’Etichetta Marinara è l’espressione culturale di chi va per mare ed è anche una specie di punto di arrivo, una comunicazione della propria civiltà. Quando siete in navigazione, ma anche quando siete in porto, ricordarsi sempre di issare la bandiera nazionale a poppa. Il Gran Pavese, l’insieme del le bandiere del Codice Internazionale di navigazione, rispetto, educazione, ordine, le dei segnali, va innalzato da prua a poppa durante il varo e le feste nazionali, anche del paese ospitante.